Cos’è l’osteonecrosi della testa femorale?
Per necrosi si intende la morte di cellule che appartengono a un tessuto vivente.
In questo caso è il tessuto osseo della testa del femore che, a causa della mancanza di sangue, degenera fino alla sua morte.
La testa femorale si colloca nell’articolazione dell’anca ed è una delle zone che più frequentemente viene colpita da necrosi avascolare (dovuta proprio alla mancanza di flusso sanguigno).
Una volta cominciato il processo di necrosi, il tessuto osseo viene modificato e deformato per via del carico a cui è sottoposta l’articolazione dell’anca, creando dolore e difficoltà nel movimento con conseguente formazione di gravi forme di artrosi.
Cause dell’osteonecrosi della testa femorale
Il flusso di sangue che irrora l’osso può essere interrotto o ridotto per svariate cause.
In generale la necrosi della testa femorale si può dividere in due categorie, a seconda della causa scatenante: la prima categoria raccoglie tutte le forme idiopatiche con meccanismi eziopatologici ancora sconosciuti, la seconda raccoglie tutte le forme secondarie cioè conseguenti ad una problematica ben precisa.
Osteonecrosi della testa femorale idiopatica:
Colpisce soprattutto uomini tra i 40 e i 55 anni.
Alcuni fattori di rischio che sono stati identificati sono:
- Abuso di alcol e fumo
- Sovrappeso/obesità/sindrome metabolica
- Iperuricemia
- Sedentarietà
- Dislipidemia
- Predisposizione genetica
- Diabete mellito
Ostenecrosi della testa femorale secondaria:
Alcune delle cause più comuni sono:
- Trauma: un evento traumatico potrebbe danneggiare i vasi sanguigni che si occupano della nutrizione della testa femorale. Un esempio di trauma è la lussazione dell’anca o una frattura che non guarisce correttamente o un intervento chirurgico.
- Depositi di grasso nei vasi: i lipidi possono accumularsi fino ad ostruire i piccoli vasi sanguigni con conseguente riduzione del flusso di sangue al tessuto osseo.
- Alcune malattie: l’anemia falciforme, il Lupus, l’AIDS, la malattia di Gaucher, alcuni tipi di tumore o un’embolia gassosa sono esempi di malattie che possono indurre la necrosi ossea.
- Farmaci e terapie: terapie prolungate con cortisonici o le radioterapie utilizzate per la cura del cancro sono alcuni esempi di trattamenti medici che possono potenzialmente indurre una necrosi della testa femorale.
Sintomi
Chiunque può essere interessato da necrosi della testa femorale, ma la condizione è più comune tra i 30 e i 55 anni di età.
Alcuni pazienti non hanno sintomi nelle prime fasi della necrosi.
Successivamente, quando la condizione peggiora, compare dolore all’articolazione dell’anca solo al carico (camminando, saltando, correndo, facendo le scale ecc).
Nelle fasi finali il dolore è presente costantemente anche a riposo, perfino di notte rendendo difficile il sonno e i movimenti.
Il dolore varia da lieve a ingravescente, espandendosi dall’inguine, alla coscia o sul gluteo, fino ad irradiare al ginocchio. Di solito il dolore si sviluppa lentamente, anche se in alcuni casi l’esordio può essere brusco.
Alcuni pazienti sviluppano la patologia in entrambe le anche, contemporaneamente o a distanza di anni, per questo il dolore può presentarsi bilateralmente.
Diagnosi
Oltre alla visita medica specialistica, per confermare il sospetto di necrosi avascolare è necessario l’imaging dell’anca con:
- Radiografia: nelle fasi iniziali della patologia potrebbe non rilevare alterazioni ossee, utile invece nelle fasi finali per valutare la gravità della deformazione e della conseguente artrosi.
- Risonanza magnetica: è in grado di individuare la malattia anche nelle fasi iniziali, utile quindi prescriverla in tutti pazienti a rischio che hanno una lastra “normale”, ma sintomi sospetti.
Terapia Conservativa
L’obiettivo della terapia conservativa è prevenire un’ulteriore perdita ossea e viene applicata nelle fasi precoci della osteonecrosi avascolare, quando ancora non ci sono alterazioni della forma della testa femorale.
La terapia è composta unitamente da accorgimenti sia medici che fisioterapici:
- fondamentale il riposo funzionale dell’articolazione
- uso di stampelle per eliminare il carico sull’arto interessato
- fisioterapia per mantenere l’articolarità coxo-femorale
- rinforzo muscolare in assenza di carico / talvolta alternato ad elettrostimolazione
- stretching muscolare
- Onde d’urto FOCALI per indurre una iper-vascolarizzazione e facilitare la rigenerazione ossea
- Magnetoterapia domiciliare per stimolare la formazione di nuovo tessuto osseo e la rivascolarizzazione.
Vengono poi somministrati dei farmaci quali:
- Farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS): come l’ibuprofene per alleviare il dolore.
- Farmaci contro l’osteoporosi: molto importanti per bloccare l’edema osseo, inibire l’attività osteoclastica e promuovere la guarigione del tessuto osseo e prevenire così le fratture subcondrali.
- Farmaci per ridurre il colesterolo: per prevenire gli accumuli di lipidi dei vasi sanguigni.
- Farmaci che dilatano i vasi sanguigni: per aumentare l’afflusso di sangue all’osso sofferente.
- Fluidificanti del sangue: per contrastare i disturbi della coagulazione e prevenire la formazione di coaguli nei vasi che alimentano le ossa.
Terapia chirurgica
Nelle fasi intermedie e finali della malattia è necessario sottoporsi all’intervento chirurgico.
Alcune modalità di intervento sono:
- Decompressione: viene rimossa parte dello strato interno dell’osso, così che lo spazio creatosi inneschi la produzione di nuovo tessuto osseo e nuovi vasi sanguigni. Il dolore viene alleviato in quanto viene a mancare la pressione creatasi con la necrosi.
- Trapianto osseo (graft): aiuta a rafforzare l’area soffrente. Viene trapiantato un pezzo di osso sano prelevato da un’altra parte del corpo.
- Osteotomia: viene rimodellato l’osso con un cuneo di osso rimosso sopra o sotto l’articolazione, per spostare il carico dall’osso danneggiato. Potrebbe aiutare a posticipare la protesi totale.
- Protesi: se l’osso è collassato o gravemente deformato o altri trattamenti non hanno aiutato, allora si sostituisce la parte rovinata dell’articolazione con parti di metallo. È la terapia chirurgica più utilizzata in quanto risolutiva.
Prevenzione dell’osteonecrosi
Per ridurre il rischio di osteonecrosi avascolare è necessario migliorare lo stato di salute generale:
- Ridurre l’uso di fumo e alcol.
- Ridurre i livelli di colesterolo e trigliceridi con una dieta corretta ed attività fisica.
- Monitorare con il proprio medico l’uso di farmaci steroidei come il cortisone.
Conclusioni
L’osteonecrosi della testa del femore è una condizione che coinvolge l’articolazione dell’anca creando dolore e difficoltà nei movimenti. Per diagnosticarla è necessaria un’attenta valutazione medica e, se individuata nelle primissime fasi, può guarire anche senza l’intervento chirurgico, che si rende invece fondamentale negli stadi avanzati. Nei nostri studi di Lugano e Bellinzona troverete personale medico e fisioterapico in grado di valutare e trattare con successo questa patologia.